Il primo cittadino dell’isola siciliana si è lamentato di come vengono gestito i migranti: nell’hotspot ci sono quasi 7 mila persone.
Una crisi che va avanti da ormai oltre un decennio e che ha preso le sembianze di un vero e proprio “elefante nella stanza” nel rapporto fra Italia e Unione Europea. Quel “problema” dell’immigrazione che dovrebbe essere gestito a Bruxelles ma che, in sostanza, viene affidato a chi dirige le zone in cui arrivano i barconi.
Una situazione estenuante che, infatti, ha portato al limite chi di rifugiati ne vede tutti i giorni, uno dopo l’altro, come si trattasse di una catena di montaggio. “È la sconfitta dell’Europa, di un sistema che lavora sempre in emergenza e non mette mai in atto delle reali e vere politiche migratorie“: queste le parole di Filippo Mannino, il sindaco di Lampedusa.
Raggiunto il limite
Un’isola, quella a sud della Sicilia, che negli anni ha sopportato il problema immigrazione e che ora è arrivata al limite. L’hotspot di contrada Imbriacola, il principale di Lampedusa, sta ospitando quasi 7 mila persone. Numeri incredibili che giustificano la rabbia del primo cittadino. “La situazione – ha commentato – sta diventando ingestibile e insostenibile. Qui siamo tutti stanchi e provati sia fisicamente che psicologicamente”.
“Adesso l’importante è superare questa fase dove c’è un’umanità che chiede aiuto: sono arrivate circa 7mila persone, oltre 100 sbarchi – aggiunge il sindaco -. Poi il Governo deve prendere provvedimenti strutturali e seri, non è possibile continuare in questo modo. Quello che addolora è vedere che mentre l’Italia cerca di far fronte a questa umanità che chiede aiuto l’Europa che chiude tutto“.
“Qualcuno si faccia sentire – ha chiesto esplicitamente Mannino – qui c’è bisogno di personale, di ambulanze. Faccio un appello anche alla Protezione civile: intervenga per aiutarci“. La speranza è che gli aiuti chiesti dal primo cittadino arrivino presto, prima che la crisi si tramuti in inferno.